Solidarietà

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Silvano Locatello *

 

 

 

Nelle attività del Consiglio dei Ragazzi si sviluppa il senso di appartenenza al territorio e la consapevolezza dei propri diritti, si induce a riflettere su situazioni in cui, nel più vasto territorio del mondo, cui pure apparteniamo (identità planetaria), i diritti vengono negati e bambini/e, ragazzi/e, subiscono soprusi: ne consegue la necessità di assumersi il dovere della solidarietà.

 

 

 

 


Mi piace pensare alla solidarietà come ad un indicatore di qualità della vita sociale di un dato contesto, che sia quello di un gruppo con uno scopo definito, come una classe di allievi di una scuola o un Consiglio dei Ragazzi, oppure un quartiere, una città, un paese intero.


Solidarietà e qualità della vita sociale in un dato contesto: ma non tanto e non solo riguardo le dinamiche relazionali esistenti al suo interno, quanto piuttosto la potenzialità delle relazioni costruttive che un dato contesto è in grado di sostenere e curare con altri diversi contesti. Anche quando proprio quel diverso, da lontano si fa molto vicino, arrivando a vivere proprio fra noi e con noi. 
Ogni individuo di un certo contesto sociale è necessariamente coinvolto assieme agli altri alle scelte ed esperienze vissute nel gruppo, ma nello stesso tempo è coinvolto anche nelle scelte ed esperienze che il gruppo sostiene e cura con altre persone, collettività, contesti sociali più o meno ampi e distanti. 


Il problema per ogni individuo è decidere se essere partecipe e responsabile delle scelte ed esperienze collettive oppure no, se esserne consapevole oppure vivere senza curarsene, adeguandosi passivamente alle decisioni assunte ma subendone comunque le conseguenze. 
Per esempio… a scuola si vedono sempre più bambini di altro colore della pelle, di altra lingua, di altra cultura, fede religiosa, ... . È un problema? È un mio/nostro problema della scuola in cui vivo? Che tipo di problemi pone alla mia collettività scolastica? Alla città in cui vivo? E come vivono il problema altre città, per esempio Lampedusa, tanto per citarne una attualmente molto conosciuta? E altri paesi come risolvono i problemi legati all’immigrazione? Mi interesso, conosco, mi rendo consapevole e responsabile delle scelte e decisioni da prendere, partecipo alla soluzione degli eventuali problemi, o me ne sto alla larga?

 

In questo senso, solidarietà significa che, in un crescendo di complessità relazionale di legami, gli individui, i gruppi, le società, le organizzazioni, gli stati ecc., possono svolgere una parte attiva nella costruzione della vita culturale, politica ed economica del contesto sociale di appartenenza. Possono farlo, ma anche no. Possono impegnarsi direttamente e proficuamente, ma anche delegare l’impegno o non assumerlo proprio.

 

Ma a quale contesto sociale un individuo si sente di appartenere? 

A quale contesto sociale io mi sento responsabile di appartenere?

 

Appartenenza sociale e responsabilità consapevole: fino a quale dimensione collettiva ci si sente di potersi espandere? Ci si riconosce?

Gruppo, quartiere, città, provincia, regione, gruppo di regioni, stato, unioni di stati, continente, continenti, mondo intero, ecc ... .

 

Un incontro con il prof. Christoph Baker responsabile dell’UNICEF per le “Città amiche dei bambini”, Area programmi per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Mogliano e Martellago, aprile 2010

 

E tornando al nostro Consiglio dei Ragazzi, ogni consigliere, chi rappresenta?


Agire nella solidarietà significa dare valore alla relazione e alla condivisione con l’altro. Nella solidarietà ognuno agisce per la collettività considerando gli altri nella loro dignità umana, nell’integrità del contesto di relazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono. Nella solidarietà ogni individuo è considerato espressione di diritti umani e per questo motivo ci si impegna a promuoverne la conoscenza e tutelarne l’esercizio concreto e consapevole. Nella solidarietà ognuno si impegna, in base alle proprie competenze, all’assunzione, gestione e soluzione dei problemi della propria e di altre collettività, ma mai da solo, sempre sostenuto dal contributo del gruppo a cui appartiene. 


Appartenenza, valore della relazione, condivisione con l’altro, promozione di diritti umani, assumersi i problemi degli altri come i propri. Ma se un dato altro (inteso non tanto come singolo individuo, ma gruppo, collettività, contesto sociale definito) non intende condividere? Non vuole mettersi in relazione, non vuole riconoscere la medesima appartenenza? Ma se questo altro non riconosce i diritti umani di cui ognuno è portatore ed espressione, anzi li calpesta, sfruttando magari la povertà economica, sociale, culturale e democratica di un dato contesto sociale? Ma se invece di assumersi i problemi questo altro ne provoca di ben più gravi, magari dando a credere di averli risolti, giocando sull’ignoranza della povera gente?


Ecco, trattare di solidarietà in ambito educativo, come è stato nel Consiglio Comunale dei Ragazzi di Martellago, è significato non solo conoscere e fare esperienza dei valori fondanti della solidarietà, come quando per esempio si è andati all’ospedale pediatrico a fare animazione di lettura per i bambini ricoverati, o come quando si sono allestiti dei mercatini per raccogliere fondi destinati alla sopravvivenza, studio, cura di altri bambini bisognosi ecc., ma è significato anche conoscere i disastri e i drammi dello sfruttamento, dell’odio, dell’indifferenza, dell’egoismo, delle persecuzioni, come quando il CdR di Martellago è andato in visita alle vecchie miniere di carbone in Belgio, oppure quando ha visitato il centro di Marzabotto, oppure ha ascoltato le esperienze dei NATs

 

Ma anche, trattare di solidarietà in ambito educativo, come è capitato nella nostra scuola, vuol dire sì occuparsi anche della fame dei bambini del sud del mondo, ma non si può restare certo indifferenti quando un bambino di una classe della tua scuola ha dei genitori in difficoltà economica a pagare il buono mensa. E quando sono più di uno?

La Comunità Educante composta da insegnanti, genitori, dirigenti, personale amministrativo, amministratori locali, che modello di solidarietà vuole dare ai suoi allievi? 

Che è bello, buono, giusto e vero fare del bene quando il destinatario è lontano, o anche quando è proprio fra noi? 

 

 

 

* Silvano Locatello

...Referente per la Documentazione Didattica dell'Istituto Comprensivo "Carlo Goldoni" ...di Martellago (VE)