Documentazione e partecipazione

Icona rete sociale

Franco Torcellan*

 

Sicuramente il termine documentazione fa venire alla mente scaffali polverosi pieni di faldoni di carte accatastati più o meno ordinatamente. Oggi, però, ha preso corpo nella scuola una nuova forma di documentazione che non viene associata al termine "documenti", ma ai termini "persone", "comunità": o meglio a persone e comunità che producono documenti.


E' merito del web, di quello chiamato, con un termine ormai inflazionato, 2.0, se la documentazione si è trasformata da un archivio di documenti a un "luogo d'incontro" di persone che si raccolgono in comunità professionali e di interesse. Il "nuovo" web permette a tutti di produrre contenuti di diversa natura mediale e di distribuirli in rete (UGC - User Generated Content). Si possono dunque agevolmente condividere documenti e risorse e si può, altrettanto facilmente, aprire discussioni a partire da essi, oppure discutere su come realizzare produzioni in forma cooperativa.

 

Digital Storytelling

 
Se la possibilità di dialogo non è poi cosa nuova in rete (al massimo oggi ve n'è maggiore consapevolezza), la possibilità di inserire contenuti multimediali nei vari social media, a partire da YouTube, e di inglobarli in siti e piattaforme, ha permesso lo sviluppo di una effettiva socialità digitale.

 

Sembra un paradosso, ma è così. La costruzione di comunità si fonda certamente sullo scambio di idee, sul dibattito e sul confronto, ma il dialogo per aggregare veramente le persone ha bisogno di fondarsi su narrazioni. Attraverso i social media, i social network, i blog, i wiki e le molte web application le persone possono discutere di fatti e di racconti di vita.

 

Nelle storie le persone ritrovano il senso delle proprie azioni e condividono valori ed è qui che il dialogo diventa fondativo e produttivo. E' su queste basi, cioè sul cosiddetto digital storytelling (che sta trovando accoglimento anche in italia, ad esempio con la Società Italiana di Digital StoryTelling), che le comunità si formano ed elaborano progetti per il futuro ed azioni per migliorare la qualità delle proprie realizzazioni.


Oggi le piattaforme del web consentono, dunque, di elaborare un grande racconto collettivo. Ciò permette di rompere il noto isolamento dei docenti nelle proprie classi. Blog, wiki e social network permettono di sviluppare i rapporti con i colleghi, sia della scuola, sia di altre scuole con i quali v'è convergenza di interessi o comunanza di problemi da risolvere: consentono, dunque, di rinsaldare le comunità professionali e di potenziarle, estendendole nel virtuale.

 

Ma tali strumenti consentono anche di legare docenti, allievi, genitori e tutti gli stakeholder presenti nel territorio: danno la possibilità, cioè, di creare una comunità scolastica in dialogo con la comunità locale.   

Il tutto deve fondarsi, però, sui racconti delle esperienze didattiche di successo, sulle buone prassi e deve essere un racconto a più voci, un racconto da più punti di vista: il racconto di tutti i protagonisti che trovano insieme il senso dei processi di insegnamento-apprendimento per migliorare l'offerta formativa.

 

La documentazione è, infatti, prima di tutto riesame delle esperienze: un riesame che è possibile se in itinere si è raccolta dai testimoni la cronaca delle azioni didattiche. Da questo punto di vista un blog, evidentemente, è una piattaforma che può fare molto, perfino dare visibilità ai processi informali di apprendimento: all'interazione tra pari, alle azioni autonome di apprendimento in rete, che i ragazzi sviluppano nelle loro navigazioni e nelle loro collaborazioni in rete.

 

Anche il mondo dell'associazionismo e del volontariato usa il digital storytelling per condividere esperienze e valori e costruire su di essi comunità di solidarietà.

 

Social network: comunità e community


social network sono sicuramente ambienti ancor più complessi e potenti. In essi va in scena la vita quotidiana con le proprie azioni e produzioni, ma anche con le proprie sensazioni e i propri stati d'animo, con le cose che piacciono e quelle che creano piccoli e grandi disagi. Si tratta di luoghi virtuali in cui raccontare la propria vita (o meglio la propria interpretazione della propria vita) e mettere a confronto tale storia con quelle raccontate dagli amici in cerchie più o meno ampie o in una dimensione totalmente pubblica.


Un'esperienza didattica può essere raccontata, in simili ambienti, attraverso la cronaca raccolta quotidianamente, anche ora per ora, dai suoi attori con uno stile informale, libero, che non chiude il confronto in forme codificate e rituali. In unsocial network (che si compone in genere di blogrepository di immagini e video,forum e chat) si può comunicare con il linguaggio della vita e la narrazione può facilmente divenire azione perché il dibattito può stimolare produzioni collaborative e cooperative.


Più che in altri ambienti la documentazione si presenta come un atto "spontaneo e naturale" e la relazione continua che può essere, a volte fortemente attiva e, a volte, passiva, come nella vita reale crea, accumulando e riordinando continuamente testi e oggetti multimediali, la percezione di un territorio virtuale vissuto insieme e quindi definisce comunità per le quali si sviluppa un forte senso di appartenenza.

 

Tali comunità, anche se aperte a livello istituzionale, crescono per una spinta dal basso, sono delineate da una condivisione di scelte e di "amici", sono costruite sulla base di libertà e al contempo di responsabilità individuali: si è liberi di invitare amici e chi è interessato può fare richiesta di partecipazione senza particolari formalismi, solo precisando chi è e perché vuole aderire.

 

E' possibile poi organizzare incontri virtuali formalizzati, vere e proprie riunioni ed assemblee, ma questi hanno luogo quando la motivazione è forte, non sono momenti rituali. La ricchezza comunque è data dal poter agire normalmente con i propri tempi e privilegiando le persone che si  ritengono di volta in volta più utili per i propri fini ed interessi.


La frammentarietà e il sovrapporsi delle voci, in un primo momento, può disorientare chi non è abituato a questo tipo di comunicazione, ma presto si resta affascinati dalla possibilità di trovare un proprio spazio e di poter gestire le proprie relazioni, di essere liberi di esprimere il proprio pensiero ed esplicitare le proprie azioni senza dover obbligatoriamente sottostare a modelli, gerarchie, rigidi ruoli e forme di comunicazione.

 

Le comunità scolastiche o di rete possono dunque trovare il loro "quartiere" e interagire tra loro in forme aperte e flessibili, gestendo insieme didattica e documentazione, facendo partecipare tutti gli attori dei processi di insegnamento-apprendimento e dell'organizzazione degli istituti in relazioni virtuali che potenziano e ottimizzano quelle in presenza.


Ai social network possono partecipare poi anche tutti gli stakeholder della scuola. Insegnanti, personale scolastico, studenti, genitori e soggetti territoriali possono interagire continuamente ed in maniera formale ed informale con grande beneficio nei rapporti scuola – territorio e nello sviluppo di reti: insomma possono costituire, non una fuga nel virtuale, come alcuni paventano, ma uno strumento di attivazione dei territori e di loro potenziamento nell'incontro on line con altre realtà (comunità e community si intrecciano dunque profondamente). 


Un social network è dunque un ottimo strumento nel quale i Consigli dei Ragazzi possono raccontare le loro attività chiamando insegnanti, studenti, genitori e amministratori locali a confrontarsi a partire da documentazioni puntuali, ma ri-vissute attraverso il racconto, delle proprie esperienze, progetti ed azioni.

Un social network è il territorio virtuale delle "comunità che apprendono" nel quale quale si narra la loro storia e nel quale tutti possono partecipare alla costruzione del futuro. 

 

Un impegno per i membri della comunità sarà quello di elaborare processi e formatdi documentazione che riescano a fare sintesi condivise delle cronache che quotidianamente vengono raccolte, padroneggiando il flusso continuo degli eventi e fondando sulla propria storia e sui significati costruiti collettivamente la propria identità e le proprie scelte progettuali. 

 

 

Ambienti e strumenti delle comunità che apprendono: la documentazione on line come "luogo" del racconto
di Franco Torcellan; pubblicato in: Dino Bertocco (a cura di), L'onda di Civil Life. Una nuova didattica della cittadinanza attiva, Marsilio Editori, Venezia 2010
Documentazione_Comunità-Torcellan.pdf
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Documentazione Didattica 2.0: dall'archivio alla comunità

Wiki dell'omonimo corso di formazione sul modello di documentazione del Progetto "GOLD - Archivio Nazionale delle Buone Pratiche della Scuola Italiana" dell'ANSAS (Franco Torcellan)

 

 

 

Norman Longworth

Città che imparano. Come far diventare le città luoghi di apprendimento

Raffaello Cortina Editore

Milano 2007

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* Franco Torcellan

  • Esperto in comunicazione, documentazione e didattica
  • Formatore 
  • Consulente Associazione Aequinet e coordinatore del Progetto Civil Life
  • Coordinatore del Gruppo Tecnologie per la Ricerca Educativa e Didattica (T4RED) del Centro Internazionale di Studi per la Ricerca Educativa del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell'Università "Ca' Foscari" di Venezia
  • Già Ricercatore IRRSAE- IRRE-ANSAS del Veneto