Gli alberi delle conoscenze

Albero delle Conoscenze

L'intelligenza collettiva: teorie e prassi per la partecipazione e il social networking  

 

 


Nel 1991 Michel Serres, storico della scienza, viene incaricato dall’allora ministro Edith Cresson di elaborare un sistema di riconoscimento delle competenze. 

 

Il concetto degli alberi delle conoscenze si basa sull’idea di mappare le conoscenze, in modo da dimostrare l’interdipendenza tra gli oggetti di conoscenza. 

 

 

 

 
Tracciare le mappe dei saperi che si possiedono o di cui si ha curiosità di appropriarsi presenta un forte interesse educativo, in quanto rende visibile l’insieme dei propri apprendimenti e insieme delle zone d’ombra, sia a livello individuale che nell’ambito di un gruppo o una comunità. 

 

Conoscere significa collegare delle informazioni; comprendere significa collegare le proprie conoscenze. Gli strumenti che permettono di organizzare e di visualizzare ali informazioni sono preziosi per strutturare il proprio pensiero. Fondandosi sul disegno di reti, di alberi o di mappe, tali strumenti o metodi rappresentano delle interazioni, delle derivazioni o delle parentele; in base al contesto, rendono facile prendere appunti, favoriscono la negoziazione in un  gruppo, orientano nelle scelte. 

 

"Nessuno conosce tutto, ma tutti conoscono qualche cosa e ognuno può arricchirsi delle conoscenze degli altri". Pierre Lévy si occupa di intelligenza collettiva. Secondo lui l’etica dell’intelligenza collettiva mette l’individuo al servizio della comunità, facilitandone così la piena espressione. Partendo da tale presupposto, Michel Authier e Pierre Lévy, insegnanti-ricercatori, hanno immaginato, agli inizi degli anni ’90, gli "Alberi delle conoscenze", strumento dinamico per sviluppare la condivisione delle conoscenze in un gruppo. 

 

Il sistema si fonda su un impiego conviviale dell’informatica che rende visibili, sotto forma di immagini (che somigliano a degli alberi) la molteplicità e la varietà delle conoscenze disponibili in una comunità, e consente di gestirle in tempo reale. Si tratta di mettere in sinergia le nuove tecnologie con le potenzialità delle menti. In tale percorso si dà priorità al coinvolgimento dei soggetti nel gruppo, fondato sull’espressione, sulla valorizzazione, sulla messa in comune e sullo scambio. 

 

Le nuove tecniche digitali permettono la comunicazione reciproca di tutti con tutti, consentendo la costruzione di una cooperazione globale. Per evitare però l’appiattimento delle conoscenze e stimolare  l’arricchimento dei paesaggi culturali individuali, bisogna che nella scuola si apprenda a selezionare rispetto all’enorme flusso di informazione costituito da Internet. Selezionare, mettere in ordine, catalogare, trovare delle gerarchie di importanza, delle categorie e sottocategorie, è tutto un lavorio che può tradursi in schemi e rappresentazioni in cui ognuno si ritrovi, ritrovi i propri percorsi di conoscenza. Si tratta, afferma Lévy, di valorizzare le intelligenze. Gli alberi delle conoscenze sono trasversali e interdisciplinari e si configurano come sistema. Offrono un metodo di rappresentazione di domini del mondo e di ragionamento su di essi: in ciò somigliano alle "reti neurali". Ed è l’interazione sociale a essere messa in gioco in senso sistemico attraverso co-costruzioni di alberi di conoscenze. 

 

Ci sono vari metodi che si possono sperimentare per visualizzare in un gruppo la complementarietà dei blocchi di conoscenze che i membri possiedono o scambiano fra loro. Dei post-it rappresentano tali blocchi di conoscenze, organizzati provvisoriamente nello spazio. Si formano degli alberi o delle mappe per rappresentare delle parentele e dei legami fra i blocchi, accorpandoli per tematiche affini. In uno scambio di saperi, la rappresentazione grafica permette di localizzare le offerte e le domande (utilizzando dei colori per distinguerli) e quindi di distinguere le domande, le tappe, la cronologia in cui appaiono gli apprendimenti. 

 

Accanto a metodi manuali si sono sviluppati degli strumenti informatizzati, in particolare per prendere appunti euristici (software e web application di mind mapping, mappe mentali: ad esempio, Freemind e Mindomo)

Altre elaborazioni sono possibili ad esempio su foglio elettronico per definire il proprio sapere con grafici che visualizzano i saperi incrociati fra i membri di un gruppo: quante persone sanno parlare due lingue e fare lavori manuali o cucinare? A che età ognuno ha imparato a cambiare una ruota, a parlare in inglese, a sostituire un fusibile, a giocare a scacchi? In che ordine temporale? Cosa si vuole imparare ancora?


La consapevolezza che la conoscenza è una combinazione di competenze all’interno di un gruppo è una esemplificazione di come le TIC contribuiscono allo sviluppo di una società della conoscenza attraverso l’apporto di tutti. L’apprendimento, si potrebbe dire, non è più limitato a istituzioni specifiche. Lo spazio e il tempo delle attività di apprendimento sta diventando planetario.


Uno strumento come gli alberi delle conoscenze ha una forte carica di emancipazione nella direzione della pedagogia popolare. "Che cos’è l’intelligenza collettiva?" chiede Lévy. E risponde che l’intelligenza è distribuita ovunque nell’umanità. Oggi se due persone distanti sanno due cose complementari, tramite le nuove tecnologie possono entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Questa è l’intelligenza collettiva.


(Appunti da "L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyber-spazio" Feltrinelli, Milano, 1996).

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Cartografare le conoscenze nella scuola

Visualizzare e mappare le conoscenze, a partire da annotazioni su post-it, per passare poi a mezzi più sofisticati,  rende possibile passare dalla logica dei saperi subiti a quella dei saperi scelti, gestendo i propri bisogni formativi e le proprie motivazioni ad apprendere, costruendo un proprio progetto, un piano di lavoro personale. 

 

L’esperienza condotta in classi cooperative in Francia (ma anche in qualche classe italiana) consente di rilevare come gli alberi siano  congruenti con i principi della pedagogia Freinet: espressione-comunicazione, creazione, tentativo sperimentale, sia a livello di formalizzazione delle conoscenze che nei modi della loro trasmissione e nella dimensione cooperativa. La pratica di costruzione degli alberi può consentire di partecipare positivamente all’instaurazione di uno spazio educativo in collegamento permanente con il contesto scolastico circostante. 


Tale pratica chiama in causa gli atti e le scelte pedagogiche dell’insegnante: l’accogliere le conoscenze dei bambini, il visualizzarle, facendole scambiare e interagire, il non sottovalutarle, sono i requisiti per un lavoro proficuo.Ci si può così collegare con il quartiere, il paese, costituendo uno spazio educativo condiviso coinvolgendo i genitori, la biblioteca, le istituzioni pubbliche. 
L’esito è positivo anche con bambini con difficoltà  scolastiche e di famiglia straniera, che sono contraddistinti da distanza tra culture familiari e esigenze del contesto scolastico ( bagaglio lessicale povero, comunicazione ristretta, mancanza di interesse e motivazione, immagine di sé debole e sottovalutata, ...).


Fra gli obiettivi: costruzione di profili di competenze scolastiche e non degli alunnicostruzione degli alberi di conoscenze dei diversi luoghi; attraverso la somma delle competenze individuali si possono valorizzare i bambini agli occhi dei loro pari, degli insegnanti, dei genitoristabilire una rete di scambi di competenze fra località diverseconsiderazione di alunni e genitori come persone-risorsa così da valorizzarne le competenze e facilitarne l’avvicinamento al sistema scolasticorealizzare dinamiche sociali positive capire che non si può mai avere accesso a tutto il sapere, che si è obbligati a fare appello ad altri; occorre aiutarsi reciprocamente a trovare dei riferimenti, a orientarsi.

 

 

La prima tappa consiste nel chiedere a ognuno di scrivere una lista di ciò che sapeva o sapeva fare, o pensava di saper fare. Se di primo acchito predominavano attività sportive e del tempo libero, apparivano anche attività di vita pratica diversificate e, a un livello inferiore, abilità e attività scolastiche. Successivamente gli elenchi si sono arricchiti leggendo quelli di un’altra classe o ricevendo per fax quelli di un’altra scuola. La seconda fase consisteva nell’organizzare una condivisione delle conoscenze.

 

Poiché questo è l’obiettivo principale degli Alberi delle Conoscenze, sembra importante mettere in moto al più presto degli ateliers basati sullo scambio. I bambini di seconda hanno proposto a quelli di prima degli ateliers il cui scopo era di trasmettere una competenza a loro scelta.

Esempi di ateliers: imparare a usare un programma al computer; saltare la corda; giocare a Scarabeo; imparare a leggere l’ora; realizzare un burattino, un braccialetto in macramé; rivestire dei cassetti di mobili; ... Il censimento e gli ateliers fanno emergere le conoscenze più varie (cucina, danze, musica, numeri romani, ...).

 

Attraverso le attività si sono precisati gli elementi necessari per avere un brevetto. La terza fase è stata la preparazione dell’albero. Bisogna mettersi d’accordo, scegliere delle icone in cui inserire le competenze e i brevetti relativi. Dev’essere qualcosa di immediatamente leggibile da parte di tutti i bambini. Si classificano le conoscenze in grandi ambiti, direzioni della base e successive ramificazioni. Si descrivono con precisione certi brevetti, il che impegna in un lavoro abbastanza insolito di riflessione sui saperi con i ragazzi. Per molti, sapere qualcosa è saperla fare (conoscenze pratiche VS conoscenze "scolastiche").

Si comincia a introdurre nell’albero saperi e brevetti attraverso l’uso del programma Gingo, allusione al gingko, solo elemento vivente che resistette e sopravvisse agli attacchi nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

 

Tutti questi saperi, del bambino come dell’insegnante, dovranno essere visibili, o essere convalidati e valorizzati: con un "brevetto" consegnato dall’alunno responsabile alla fine del laboratorio di messa in comune di conoscenze;attraverso la messa alla prova del proprio sapere nel corso di prove d’uso, di presentazioni, di mostre, di conferenze, di scritti, di esercitazioni fra pari o con adulti. I brevetti e i saperi riconosciuti sono collocati in un dossier personale, che costituisce il "blasone" di ciascuno, e ne attesta le conoscenze in possesso. 

 

La messa in comune di tali saperi costituisce l’Albero delle Conoscenze della classe o del gruppo. Esso contiene: le competenze previste dalla programmazionei saperi e le pratiche condivisi nei laboratorii saperi mostrati e scambiati  (scrittura di dialoghi, poesie, haiku, divisioni con la virgola, la tastiera, leggere agli altri con il giusto tono, collocare una frazione su una retta ordinata, ...)

 

(Da "Les arbres de connaissances dans et autour de l’école", ed. ICEM, con DVD)

 

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Manuale sugli Alberi delle Conoscenze
Progetto SCATE, Programma Socrates - Azione Grundtvig
Provincia di Genova, 2006
Manuale_Alberi_della_Conoscenza.pdf
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