Una bussola per i Consigli dei Ragazzi

Bussola

Valter Baruzzi *

 

 

 

Quali sono i criteri per il successo di un Consiglio dei Ragazzi?
Quali le scelte strategiche e organizzative migliori?

 

Come devono porsi insegnanti ed adulti nei confronti di bambini e ragazzi?

Quali competenze devono possedere?

 

 

 

Incontriamo spesso persone interessate a capire come funzionano i Consigli dei Ragazzi. Si tratta di assessori e operatori comunali, insegnanti o facilitatori che ci chiedono come avviare un Consiglio dei Ragazzi o come ridare vitalità ad un'esperienza in crisi.

 

Sono domande che richiedono di considerare il senso di queste esperienze.

Perché si realizzano? Quali scelte di natura strategica e organizzativa richiedono?

 

Vanno inoltre esaminati gli aspetti riguardanti le metodologie tipiche del lavoro di rete, gli strumenti e i metodi necessari a impostare correttamente le relazioni con bambini e ragazzi. 

 

A nostro avviso questi progetti funzionano davvero, quando pongono attenzione alla cura delle relazioni che i ragazzi intrecciano tra loro, in famiglia e con gli altri adulti fuori e dentro le istituzioni e si fondano sull’idea di un coordinamento dei ragazzi affidato ad una figura adulta capace di ascoltarli, in grado di porsi autorevolmente in relazione con loro, evitando collusive modalità giovanilistiche o approcci didattici di sapore scolastico. 

 

L’ascolto, considerato nell’ampio ventaglio di significati che possiede, è il primo passo, ma anche la pietra di volta della parabola esperienziale che conduce i ragazzi all’esercizio della cittadinanza attiva, verso la conquista dell’autonomia. La politica - ha scritto Enrico Bottero in occasione del Convegno "Educazione e Politica"(Bologna, 7/9 novembre 2002) – nasce, quando gli uomini non scambiano solo le cose, ma soprattutto parole, che sono per essenza relazione (E. Bottero, Democrazia come procedura e democrazia come cultura, in Encyclopaideia, n. 12, Clueb, Bologna 2000).

 

Con l’educazione alla parola e attraverso la parola uomini e donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine… riescono a elaborare la loro aggressività e imparano a scegliere un comportamento responsabile. La parola rappresenta l’elemento fondante di un processo educativo che comincia già in famiglia, si sviluppa poi a scuola ed é orientato dalle esperienze di contatto con la comunità di quartiere, con la città e, via via, dall’incontro con le articolazioni più complesse della vita sociale.

 

Ciò, in una prospettiva di crescita personale, di comprensione di sé, degli altri e del mondo, ma anche di desiderio di "cambiamento della realtà", come suggerisce Jerome Bruner, quando afferma che l’educazione deve aiutare i giovani a usare gli strumenti del fare significato e della costruzione della realtà, in modo che possano adattarsi meglio al mondo e, se è necessario, adoperarsi per cambiarlo (J. Bruner, La cultura dell'educazione, Feltrinelli, Milano 1997).

 

Quali possono essere allora alcuni criteri di successo?

 

Per avere garanzie di buoni esiti nell’attivazione di un Consiglio dei ragazzi pensiamo che sia indispensabile:

 

  • un insieme di adulti (gruppo di progetto) che rifletta - se necessario s’informi e si formi - attivi e sostenga l’esperienza, per garantirne coerenza e continuità;
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  • un territorio non eccessivamente esteso, alla portata dello sguardo e dell’esperienza dei ragazzi; 
  • un approccio intersettoriale e interistituzionale da parte dell’ente locale e la disponibilità a mettere in gioco temi significativi per i ragazzi, con alcune scelte aperte da poter fare insieme;
  • l’assunzione del progetto nel Piano dell’offerta formativa (POF) da parte della scuola e la sua capacità di aprirsi ai temi del territorio, sapendosi porre oltre la prospettiva didattica;
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  • l’adozione di adeguate modalità di dialogo con i ragazzi e di efficaci metodi d’accompagnamento del loro lavoro, nell’ambito delle attività tipiche di un Consiglio;
  • la capacità degli adulti di accompagnare bambini e ragazzi a porre "domande legittime" e ad accettare sfide autentiche ed entusiasmanti, che richiedano immaginazione e impegno, la messa in gioco delle competenze e degli strumenti culturali acquisiti a scuola, il desiderio e la curiosità di “andare oltre”; 
  • un efficace coordinamento organizzativo e attenzione alla comunicazione: il gruppo di progetto, insieme ai ragazzi, deve dedicare una particolare cura all’informazione sull’attività del Consiglio e al coordinamento dei vari soggetti coinvolti, affinché maturi un buon livello di condivisione nella comunità locale;
  • interrogarsi su come ragazzi e giovani, in età di "scuola secondaria di secondo grado", dopo aver superato l’età del Consiglio dei Ragazzi, possano continuare ad impegnarsi nel loro territorio in esperienze di cittadinanza democratica e nell’esercizio dell’autonomia responsabile;
  • far parte di una rete ampia di esperienze che consenta ai ragazzi e agli adulti dialogo e confronto con altre realtà.


I criteri elencati forniscono alcune sintetiche indicazioni di natura strategica, progettuale e organizzativa. Segnalano anche la necessità, lo ribadiamo perché ci sembra un tema fondante, che gli adulti dispongano di competenze metodologiche adeguate al compito, che riguardano cioè la qualità delle relazioni.

 

Ci riferiamo alle metodologie tipiche dell’animazione socioculturale, adottando le quali gli adulti che assumono il compito di coordinare il gruppo dei ragazzi non si presentano come depositari di un sapere già predefinito che vogliono trasmettere, ma come guide in un percorso, durante il quale il gruppo dei partecipanti è invitato a fare esperienze che conducono a scoperte, ad incontrare problemi che suscitano dubbi e domande, a costruire insieme risposte possibili, lungo un itinerario dove il "come" conta quanto il "che cosa".

 

 

 

BIBLIOGRAFIA      

 

 

Una bussola per i consigli dei ragazzi
L'articolo integrale di Valter Baruzzi
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* Valter Baruzzi

  • Pedagogista, è Direttore Scientifico dell’Associazione Nazionale Camina.
  • Collabora con urbanisti, architetti e ingegneri a progetti di urbanistica partecipata e mobilità sostenibile, occupandosi di infanzia e città, diritti e democrazia, promozione della salute, analisi organizzativa e metodologie partecipative.
  • Progetta e realizza formazione per adulti, laboratori con bambini e ragazzi su temi inerenti linguaggi espressivi, media e letteratura per ragazzi e tematiche di natura socio-educativa.