Bambini e istituzioni

Bambini sui banchi di un consiglio comunale

Franco Rebellato * 

 

Falso che i giovanissimi non capiscano le istituzioni pubbliche. Se presentate partendo dalla vita concreta, evitando l’episodicità, l’obiettivo è a portata di mano –  "Cittadinanza e Costituzione": un’occasione preziosa per comprendere il mondo di oggi e implementare l’inclusione sociale, guardando all’Unione Europea.

 

Mi piace vedere il Presidente della Repubblica circondato da migliaia di scolaretti che sventolano la bandierina italiana, a Roma nei giardini del Quirinale, accanto alla ministra Gelmini per inaugurare l’anno scolastico.

 

Mi piace l’idea che hanno avuto  a Massa, in Toscana: celebrare la Festa della Repubblica, il 2 giugno, trovandosi nei palazzi istituzionali per incontrare il Prefetto, il Presidente della Provincia, il Sindaco e insieme - alunni, insegnanti, autorità – maneggiare i pastelli per disegnare la propria idea di Repubblica.

 

Mi piace il piccolo ma significativo rito della consegna del testo della nostra Costituzione ai ragazzi che subito vogliono capire cos’è.

 

Mi piace quella classe dove l’insegnante si inventa un percorso di Cittadinanza e Costituzione, e - verificato cosa sanno i bambini del proprio Comune - comincia dai luoghi della democrazia per introdurli a questo concetto  fino alla simulazione del Consiglio Comunale …

 

Potrei continuare con tanti altri esempi alla Facebook maniera: nel mondo della scuola ci sono risorse insospettate, specialmente nella primaria, dove la creatività e la fantasia hanno largo spazio. Le istituzioni: che parolona difficile, astratta, così si pensa comunemente. Eppure ho visto bambini penetrarla tranquillamente e riconoscerne il significato.

 

Il segreto? Toccare, vedere, sperimentare, stimolando la loro innata curiosità.  La conoscenza si conquista partendo dal concreto. È un processo induttivo e questo le nostre maestre lo sanno benissimo. Anzi, sanno anche che il suo sviluppo avviene per zone prossimali, come ci ha spiegato Lev Wygotzky.  Una teoria  ripresa negli anni ’60 dal pedagogista americano Jerome Bruner, quando parla di "scaffolding", con ciò intendendo che il bambino può affrontare ambiti superiori alle sue immediate conoscenze se guidato e sostenuto da una mano esperta, l’insegnante appunto.  Tutto per gradi, evitando  gli strappi  che già Aristotele non ammetteva, perché natura non facit saltus (la natura non fa salti).

 

Mi chiedo perché nel nostro Paese si continui a "snobbare"  quella che per decenni è stata la cenerentola di tutte le materie scolastiche, recentemente  rilanciata sotto altra veste, allo scopo di promuovere l’idea di una democrazia più matura: “Cittadinanza e Costituzione”.

Ecco, se torno con la memoria alla mia esperienza scolastica, devo confessare che di democrazia e istituzioni ho sentito parlare soltanto alle superiori e poi all’Università, quando ormai infuriava la contestazione giovanile (erano gli anni del ’68). Molti miei amici mi guardavano come se fossi un marziano quando parlavo, scusate, balbettavo qualcosa di politica. Poi un mio maestro di pensiero mi spiegò che la democrazia non è qualcosa che si mangia, né che si conquista una volta per tutte. Occorre sostenerla la democrazia, vivificarla, difenderla dagli attacchi continui (malavita, mafia, illegalità…).

 

Cosa voglio dire? Oggi più che mai abbiamo bisogno di cittadini coscienti e responsabili, che sappiano vivere appieno la dimensione inclusiva della cittadinanza per essere uomini e donne del mondo globalizzato, della società della conoscenza, con i piedi ben piantati per terra, in un contesto europeo dove le competenze chiave di cittadinanza sono riconosciute fondamentali per il nostro futuro. Allora, attenzione perché coltivare queste competenze è un dovere per la scuola, cominciando dai primi anni a fare quelle esperienze che col tempo apriranno le porte della realtà socio-politica con le sue regole, le sue istituzioni. 

 

C’è un’unica strada per superare il "gap" dei giovani di oggi con la politica: farla conoscere quando sono giovanissimi come qualcosa di importante, di indispensabile per la nostra vita. Per i digital natives, costruire  la cittadinanza di domani significa anche impadronirsi delle ICT, sviluppando la media education se vogliamo scongiurare il pericolo di consegnare la nostra società  alle aristocrazie tecnologiche. Se invece continuiamo a considerare la politica qualcosa di “sporco” (ahimè, spesso i politicanti la rendono tale), o di estraneo, inarrivabile per i comuni mortali, rischieremmo un grave deficit di democrazia per il nostro Paese. E sarebbe una vera iattura.

 

La famiglia Rebellato in visita all’Altare della Patria: dall’esperienza diretta alla conoscenza

La famiglia Rebellato in visita all’Altare della Patria: dall’esperienza diretta alla conoscenza

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* Franco Rebellato

  • già dirigente scolastico per 25 anni nelle scuole statali
  • membro del CTS di Alma Diploma di Bologna
  • valutatore di qualità (Assessor FQM)
  • ideatore di un percorso formativo, premiato dal MIUR, per studenti rappresentanti di classe e di istituto: "Studenti protagonisti".