Responsabilità: dal gioco alla vita

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Giancarlo Cavinato *

 

Il senso di responsabilità si può elaborare solo affrontando problemi che "mettono in crisi" il rapporto con gli altri e rendono evidenti le interdipendenze e la necessità di cooperare.

Alcuni giochi consentono di vivere situazioni simili a quelle reali, mettendosi effettivamente in gioco: una vera palestra di vita per i ragazzi.

 

 

Oggi i modelli proposti a bambini/e, ragazzi/e, ricalcano quelli "vincenti" nel mondo degli adulti: consumismo, arrivismo, competizione, successo facile. Assumere l’ottica di un cambiamento nello stile di vita nell’ottica della decrescita non è facile né immediato, né può essere oggetto soltanto di conoscenza razionale.

 

Bisogna lavorare sugli stereotipi, sull’empatia, sulle emozioni, sui  modelli di valutazione della realtà, sui sistemi di valori, sul senso della vita, sulla costruzione di personalità autentiche e resilienti, che non si scoraggiano e non entrano in crisi a fronte di imprevisti e inconvenienti che costringono a ridefinire abitudini e comodità consolidate. E bisogna costruire senso della reciprocità e dell’interdipendenza, percezione delle conseguenze e delle ricadute, non volute o intenzionali, delle azioni di ciascuno, anche della propria "presenza al mondo".

 

Non è facile, perché occorre andare controcorrente nelle scelte individuali e collettive e, da parte della scuola, rivedere l’intero impianto disciplinare e organizzativo. Creare interscambi e appuntamenti significativi nell’arco della settimana scolastica fra gruppi e classi, fra livelli diversi di età, distribuire gli impegni, verificare i contributi di ognuno, progettare su tempi medi e lunghi, co-costruire sistemi di regole per una convivenza armoniosa. In una parola, fare della scuola luogo di costruzione di democrazia, partecipazione, cooperazione. 

 

Quattro esempi di giochi che possono aprire nel Consiglio dei Ragazzi un’apertura verso tali direzioni, mettendo in gioco la corporeità, le emozioni, la relazione con gli altri:

 

  • Il gioco dell’imprevisto: a terzetti, due all’esterno e uno all’interno, su consegna di cambiare occorre lasciare i propri compagni e cercare di formare nuove coppie: la perturbazione può essere un terremoto, un’alluvione, un cambiamento di destinazione o di abitazione ...; è un gioco che predispone alla mobilità, al dinamismo.
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  • Il gioco del direttore d’orchestra: chi presiede alle decisioni, che ha il potere di intervenire sugli altri?
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  • Il gioco del progetto: un oggetto particolarmente delicato da proteggere e accudire; come ottenere il contributo di tutti facendo impiegare al meglio capacità risorse e limiti di ciascuno? E se il progetto dovesse infrangersi?
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  • Tutti o nessuno (il gioco delle sedie): cooperare comporta dei rischi ma è anche bello utile e divertente. Per imparare a farlo ci vuole fiducia, rispetto dei tempi e dei ritmi degli altri, sapersi affidare ma anche intervenire per aiutare, e trovare soluzioni creative.

 

La responsabilità non nasce e non cresce certamente soltanto attraverso il gioco, ma il gioco simula situazioni di vita e quindi può aprire la percezione delle problematiche e dell’insostenibilità di soluzioni unicamente individualistiche. 

 

Il Consiglio dei Ragazzi di Martellago e Maerne cura molto la responsabilità: a casa, a scuola, nei luoghi di lavoro (anche il lavoro è una tematica fortemente sviluppata), negli spazi pubblici, nel sistema-mondo.

 

Per sapersi assumere delle responsabilità bisogna:

  • individuare situazioni critiche
  • compiere delle scelte
  • essere consapevoli dei propri limiti
  • avere disponibilità mentale, di tempo, di investimento personale
  • rapportarsi agli altri

 

Una strada importante da percorrere insieme, ragazzi e adulti.

 

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* Giancarlo Cavinato

  • Dirigente Scolastico presso la Direzione Didattica "L. Da Vinci" di Venezia-Mestre
  • Fondatore e coordinatore del Consiglio dei Ragazzi di Martellago e Maerne